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RAFFAELLO SANZIO


Raffaello Sanzio, nacque a Urbino, il 28 marzo o il 6 aprile del 1483. Morì a Roma giovanissimo a soli 37 anni il 6 aprile 1520, è stato tra i più celebri e grandi pittori del Rinascimento italiano, ma fu anche un grande architetto. In questo campo richiama lo stile del Bramante, ma mantiene la sua immensa armonia compositiva, che è presente nelle sue opere pittoriche.

VITA e OPERE


Raffaello Sanzio
Autoritratto
Raffaello Madonna del Cardellino
Madonna del Cardellino
(1506 circa)
Raffaello Papa Giulio II
Liberazione di san Pietro
,
Raffaello Liberazione di S. Pietro
Stanza di Eliodoro
Fu avviato all'arte della pittura dal padre, il pittore Giovanni Santi, che aveva una fiorente bottega a Urbino, che in quel periodo era centro di primaria importanza per l'arte
Nella bottega del padre, il giovane apprese le nozioni delle tecniche artistiche, tra cui l'affresco. Una delle prime opere a lui attribuite è infatti la Madonna di Casa Santi, una pittura murale nella casa di famiglia.
Il 1º agosto 1494, quando Raffaello aveva solo undici anni, morì il padre e lui ne ereditò la bottega, che portò avanti assieme agli aiutanti del padre. Nel 1497, lavora presso la bottega del Perugino, suo vero maestro, del quale l'influenza è evidente. Con il Perugino collaborò negli anni successivi, affermandosi nonostante la giovane età. La sua prima opera, probabilmente fu la Madonna col Bambino, affrescata nella casa paterna a Urbino, databile al 1498.

Nel 1499 il giovane, sedicenne, si trasferì con gli aiutanti della bottega paterna a Città di Castello. Qui ricevette da una confraternita locale la sua prima commissione: lo stendardo della Santissima Trinità. L'opera, sebbene ancora risenta degli insegnamenti di Perugino e Luca Signorelli, presenta anche una freschezza innovativa. Questo gli garantì molte committenze locali, anche per la mancanza nel luogo di adeguati concorrenti.

L'artista in questi primi anni, produsse opere quali: il Sogno del cavaliere a Londra, lo stendardo di città di Castello, la tavola (andata perduta) con l'Incoronazione di S. Nicolò da Tolentino, la Resurrezione del museo di S. Paolo, e la Incoronazione della Vergine della Vaticana (verso il 1503), e la Crocifissione.

Raffaello ed Evangelista da Pian di Meleto (allievo del padre) ottennero un nuovo incarico, la Pala del beato Nicola da Tolentino, terminata nel 1501. Dal contratto si evince che il pittore, quasi esordiente, viene già menzionato come maestro Rafael Johannis Santis de Urbino, prima dell'anziano collaboratore, quindi, già a diciassette anni, è ritenuto un maestro completo e non più apprendista.

A Città di Castello l'artista lasciò la Crocifissione Gavari, (1502-1503), dove è evidente lo stile del Perugino, anche se i notano le prime tracce di sviluppo di uno stile proprio, con una migliore interazione tra figure e personaggi e con accorgimenti ottici che testimoniano la conoscenza dell'ottica e la prospettiva acquisite negli studi di Urbino, dove erano materia di studio comune fin dai tempi di Piero della Francesca. Nel 1504 l'artista realizzò uno dei suoi grandi capolavori: lo Sposalizio della Vergine nella quale la composizione architettonica ed i colori, denotano già la mano di un bravo artista. L'opera si basa su un dipinto del Perugino ma Raffaello mostra di aver superato lo stile del maestro.

Nel frattempo la fama dell'artista si allargava a tutta l'Umbria, ed aumentavano le richieste. A Perugia, tra il 1501 e il 1505, gli vennero commissionate tre pale d'altare: la Pala Colonna, la Pala degli Oddi e un'Assunzione della Vergine mai portata a termine. In queste opere, si nota l'influsso del perugino, ma vengono inseriti elementi stilistici personali.
Nella Resurrezione di San Paolo del Brasile, in alcuni particolari, si notano influssi del Pinturicchio (1501-1502). Allo stesso periodo sono riferibili alcune Madonne col Bambino.

Verso il 1503 fece alcuni brevi viaggi, che gli permisero di conoscere le realtà artistiche di Firenze, Roma e Siena. A Siena aiutò l'amico Pinturicchio, ormai anziano, a preparare i cartoni per gli affreschi della Libreria Piccolomini.
Nel 1505 si reca a Firenze dove esegue il S. Michele e S.Giorgio. Poi si trasferisce a Perugia dove dipinge la Pala Morgan, la Madonna degli Ansidei e l'affresco della Trinità per la chiesa di S. Severo.

Successivamente, a Firenze dipinge la Muta di Urbino e numerose Madonne e alle altre figurazioni sacre. L'artista mostra di prediligere le immagini sacre, ma non trascura altri soggetti. Ricordiamo la Deposizione della Galleria Borghese (1507), la S. Caterina di Londra e splendidi ritratti quali, quelli di Francesco Maria della Rovere, di Maddalena, di Agnolo Doni e della Gravida del Pitti, i due esemplari del Tommaso Inghirami , l'Autoritratto, la Giovane donna dall'unicorno.
La fama del pittore giunse a Roma e nel 1508 l'artista, lascia incompiuta a Firenze la Madonna del Baldacchino e parte per Roma dove l'aveva chiamato papa Giulio II, che licenziando tutti gli altri pittori, gli affidò l'incarico, per la decorazione delle Stanze vaticane. I lavori cominciarono dalla stanza detta della Segnatura che ospitava la biblioteca privata del Papa. Qui dipinse gli affreschi della Disputa del sacramento, della Scuola di Atene e il Parnaso.

Sul soffitto dipinge la Teologia, il Peccato originale, la Giustizia, Il giudizio di Salomone, la Filosofia, la Contemplazione dell'Universo, la Poesia, Apollo e Marsia.

Intercalate da scene minori, sono nelle lunette le figure delle Virtù e il Parnaso. Sulle pareti, gli stupendi affreschi della Disputa del Sacramento e della Scuola di Atene e le più piccole composizioni con Giustiniano che porge a Triboniano le Pandette e Gregorio IX che promulga i Decretali.
Queste opere sono tipiche dell'armonia raffaellesca, che si manifesta nella forma espressiva e nell'interpretazione compositiva.

Raffaello Sanzio realizza nel 1511 altre decorazioni delle Stanze Vaticane dipingendo le scene della Cacciata di Eliodoro, del Miracolo della Messa di Bolsena, della liberazione di S. Pietro e quattro episodi del Vecchio Testamento.
Si nota invece la mano dei suoi aiutanti nell' Incontro di papa Leone e Attila. Dal 1514 al 1517, esegue la Terza Stanza, con gli affreschi dell'Incendio di Borgo, della Battaglia d'Ostia e dell'Incoronazione di Carlo Magno.
Contemporaneamente a queste opere del periodo romano, esegue ritratti e altre scene sacre. Ricordiamo le Madonne del Diadema, d'Alba, di Foligno, della Tenda, del Pesce, di Bindo Altoviti, di Baldassar Castiglione, della creduta Fornarina, di Leone X, l'affresco di Galatea e le Storie di Psiche, la decorazione delle Logge Vaticane, la S. Cecilia di Bologna, le Sibille in S. Maria della Pace, la Visione di Ezechiele, S.Giovanni Battista nel deserto, la Sacra Famiglia detta di Francesco I e infine l'immensa tavola della Trasfigurazione, iniziata nel 1517, rimasta incompleta per la morte dell'artista e terminata da Giulio Romano e da Gian Francesco Penni, i maggiori allievi che avevano aiutato il maestro in tutti gli affreschi e nelle ultime opere del periodo romano.

Raffaello scuola di Atene
Scuola di atene
In questo ruolo, fu soprintendente ai lavori nella basilica vaticana, il più importante cantiere romano. Egli aveva già alcune esperienze in questo campo. Le stesse architetture dipinte, come sfondo in tante opere, mostrano una bagaglio di conoscenze che va al di là delle conoscenze pittoriche.
Già per Agostino Chigi aveva curato le Scuderie di villa Farnesina (oggi quasi completamente distrutte) e la cappella funeraria in Santa Maria del Popolo. Inoltre aveva atteso alla costruzione della piccola chiesa di Sant'Eligio degli Orefici. In queste opere si nota l'influsso di Bramante e di Giuliano da Sangallo, mescolati con suggestioni dell'antico, ma realizzati con una notevole originalità.
Nel novembre 1515 partecipò a Firenze alla gara per la facciata di San Lorenzo, vinta poi da Michelangelo.

Tra le sue opere architettoniche, sono da ricordare la cappella Chigi in S. Maria del Popolo (Roma) ed il palazzo Pandolfini (Firenze).